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Institutio oratoria
Continuano a produrre frutti le terre dei ricordi di mio nonno, coltivate a semi di parole bionde. Dopo ottant’anni, cataratte prevedibili udito fallibile tachicardie maldestre rimane un impareggiabile aedo. Costruisce i suoi discorsi con la forza ondosa d’un ordigno: si parte dal nucleo, ci si allarga agli atomi particolari, infine si ripete per fissare. La sua didascalia vale quanto un’ “institutio oratoria” perciò mi viene da piangere su questa maniacale cura del linguaggio, mi commuove questa pretesa del nome accanto all’apposizione, questa potenza della parola sull’ignoranza che è non-ancora-conoscenza. Se mi chiede: «Cosa farai da grande?» poi ribatte, candido: «Ed è cosa buona?» e mi basta per opporre il bene al meglio.
I padroni del mondo
“Hu-Jintao e Obama i padroni del mondo”. Si incontreranno a Washington, USA-CINA dopo quarant’anni resiste ancora l’asse: “la banca cinese ha 2850 miliardi nelle sue casse” – leggo. Non si frantuma a dispetto dei titoli il mio pezzo di cronaca: sono mio nonno e mia nonna i padroni del mondo, da 59 anni maestri nella diplomazia ad incontrarsi in cucina, covo caldo di decisioni glaciali, e nella credenza stipate ancora due o tre saggezze da investire. “Il dollaro è al tramonto”, i miei nonni conservano la filigrana.
Confine
Giungo ai cancelli che fingono di limitare e ringhiano cani dagli abiti scuri contro l’ombra che mi segue. Entrare dentro la tua villa è un lusso che vorrei concedermi almeno ad ogni festività potresti invitarmi, potresti – ecco – ammonire quei cani, accarezzandoli dir loro: “È mio fratello, dovreste riconoscerlo” e invece capisco sei tu a non vedermi neanche dalle impronte digitali che ti ho lasciato sui capelli castani. Allora lasciami entrare, mi tolgo le scarpe prima di salire, prepariamo insieme la cena e vicini sediamo a tavola: versami del vino, nonno ti diceva che aiuta a diventare donna.
[ Da Assenti ingiustificati, Simone Di Biasio, Edilet ]
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